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A proposito della sentenza dell’Aja del 3 febbraio 2012

28 maggio 2012 No Comment

A proposito della sentenza del 3 febbraio 2012 della Corte dell’Aja

Il 9 febbraio si è svolto a Firenze un Convegno incentrato sul tema: processi, indennizzi e memorie della seconda guerra mondiale partendo dalla sentenza del 3 febbraio 2012 della Corte internazionale di giustizia dell’Aja che ha accolto il ricorso della Germania contro l’Italia per ottenere il blocco delle indennità alle vittime dei crimini nazisti.

In merito alla sentenza si veda, ad esempio:

http://www.corriere.it/esteri/12_febbraio_03/berlino-aja-vittime-nazisti_10021e6a-4e52-11e1-af4c-6a00aeffb10f.shtml;

http://www.leggioggi.it/2012/02/03/stragi-naziste-in-italia-la-germania-non-paga-piu/;

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-02-05/sentenza-convince-081220.shtml?uuid=AaJviJnE;

http://affaritaliani.libero.it/cronache/gattini-avvocato-stragi-naziste130212.html?refresh_ce.

 

Pubblichiamo qui il link di una intervista a Filippo Focardi per il canale radiofonico de «Il Sole 24 Ore» che affronta tale scottante questione :

http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=indennizzi-corte-internazionale-giustizia-aja-vittime-crimini-nazisti

Riportiamo inoltre di seguito il testo dell’appello ai due presidenti della repubblica: Napolitano e Gauck, lanciato durante il convegno di Firenze. L’appello è stato consegnato il 14 maggio a Napolitano e inoltrato a Gauck la settimana successiva attraverso l’ambasciata tedesca a Roma.

            AI  PRESIDENTI  JOACHIM GAUCK E GIORGIO NAPOLITANO   Il progetto di unificazione europea sta attraversando la fase più difficile della sua lunga storia. In assenza di qualsiasi  strumento di governo politico federale, a differenza di quanto è avvenuto negli Stati Uniti,  la crisi delle banche si è rovesciata in Europa in una assai più drammatica crisi dei debiti sovrani. Si è  originata  una dinamica conflittuale  che mette in causa le relazioni tra gli stati, provocando una contrapposizione aperta tra i diversi interessi nazionali. Di qui il riemergere nel discorso politico intraeuropeo di pregiudizi e stereotipi che si pensava confinati nel passato : da un lato i paesi mediterranei rappresentati come “cicale” che dissipano risorse, dall’altro il ministro delle finanze Wolfgang Schauble messo in divisa  SS sui tabloid di Atene.   In questo contesto amarezze e proteste sono state suscitate dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Aja del 3 febbraio 2012 che ha condannato l’Italia per aver violato la norma sull’immunità degli stati e ha  stabilito che debbano cessare gli effetti delle sentenze che avevano accordato un risarcimento ai familiari delle vittime dei crimini di guerra nazisti. Si è  così determinato un clima di tensione e di incomprensione per il superamento del quale molto può essere fatto dalla autorità morale che viene unanimemente riconosciuta ai presidenti Gauck e Napolitano. Per parte nostra ci sembra necessario richiamare alcuni principi di base.   Riteniamo legittime le richieste di risarcimento economico avanzate dai superstiti della violenza nazista o dai loro familiari e prendiamo atto che i pronunciamenti contrastanti della nostra Corte di Cassazione e della Corte di giustizia internazionale dell’Aja sono oggetto di un dibattito aperto tra gli studiosi di diritto.   Allo stesso tempo ci preme sottolineare come la principale opera di giustizia resa ai parenti delle vittime sia da individuare nell’impegno tenace che la magistratura militare e le comunità stragizzate del nostro paese hanno dimostrato dagli anni novanta in poi per la riapertura e il compimento dei processi che la ragion di stato della guerra fredda aveva chiuso di autorità. Pur in mancanza della estradizione dei criminali nazisti (esclusa preventivamente dalle leggi della Repubblica federale tedesca), l’iniziativa è stata preziosa per la ricostituzione della conoscenza e della memoria di eventi che segnarono in modo indelebile la storia del nostro continente.   Non nascondiamo una preoccupazione per il fatto che le richieste di indennizzi a risarcimento della indicibile atrocità di un massacro di civili inermi o delle sofferenze patite nella deportazione comportino il rischio di produrre, certo come effetto non voluto, la “banalizzazione” di memorie che possono essere componente vitale della democrazia europea e del suo fondamento antifascista solo in quanto intraducibili nel linguaggio di una qualsiasi forma di calcolo economico. Né possiamo dimenticare, al contempo, che il nostro stesso paese fu non solo vittima, ma anche carnefice. Nei tre anni di occupazione  militare dei Balcani, e precedentemente anche nei territori coloniali, come in Libia ed Etiopia, le  truppe italiane si macchiarono di atrocità analoghe a quelle per cui viene ora richiesto indennizzo alla Germania. Sarebbe ben triste se la memoria della seconda guerra mondiale cadesse nel circolo vizioso di una serie di non componibili  contenziosi giuridici.   La sentenza della Corte dell’Aja auspica la prosecuzione di un negoziato tra i due paesi, indispensabile per giungere alla composizione consensuale della vertenza in atto. A nostro giudizio, resta aperta la possibilità chela Germania, come in precedenti occasioni, proceda per motivi umanitari a misure volontarie di aiuto nei confronti delle vittime italiane della violenza nazionalsocialista, con riferimento sia alle vittime delle stragi sia alle vittime della deportazione politica e razziale e dell’internamento militare. Lo spirito di collaborazione sollecitato dalla sentenza deve comunque tradursi innanzitutto in concreti impegni bilaterali che prendano realisticamente atto del fatto che le opinioni pubbliche dei due paesi sono ancora spesso divise nel giudizio sul passato. Un impulso decisivo ad agire in questa direzione  può venire dalla sollecitazione e dall’impegno dei presidenti Gauck e Napolitano.   Riteniamo che lo sviluppo di una collaborazione tra i due paesi sul terreno della politica della memoria potrebbe avere un grande significato. In questa difficile fase politica dell’Unione, infatti, è particolarmente evidente come le memorie della seconda guerra mondiale siano, proprio in ragione della loro differenza e talvolta del loro antagonismo, una componente essenziale della difficile costruzione europea. In questo quadro Italia e Germania possono e debbono svolgere un ruolo importante.   Auspichiamo un’incisiva azione del governo tedesco e del governo italiano che – con adeguati finanziamenti e nel quadro di un progetto culturale e formativo – sia indirizzata a promuovere collaborazioni tra istituti e fondazioni di ricerca dei due paesi, a sviluppare comuni iniziative museali, a lanciare progetti educativi transnazionali sulla storia e le memorie della seconda guerra mondiale. Ciò darebbe impulso all’attività della società civile dei due pesi, a cui spetta un autonomo ruolo propulsivo. Pensiamo in primo luogo ad iniziative che possano sorgere per conto di comunità, di istituzioni locali, di associazioni culturali di vario tipo, volte a far sì che strati sempre più ampi di opinione pubblica siano reciprocamente informati sulle esperienze della guerra fatte dai nostri due paesi.   La cooperazione culturale fra Italia e Germania  potrebbe essere promossa con   la creazione di un apposito fondo gestito da una commissione congiunta incaricata di  selezionare i migliori progetti elaborati  dagli istituti di ricerca, dalle fondazioni, dalle istituzioni locali, dalle scuole e dalle associazioni presenti nei due paesi. Pensiamo ad una commissione che, non riducibile ad organo tecnico scientifico, sappia rappresentare al suo interno le istanze diverse che nelle società civili dei due paesi presiedono attivamente  all’opera di educazione alle memorie della seconda guerra mondiale.   Su tutta questa vasta materia relativa alla creazione di un comune spirito pubblico l’Unione europea è purtroppo in grande ritardo. Ma qualcosa di concreto si può cominciare a far subito, fin da ora. Si stanno avvicinando, da noi, le ricorrenze delle peggiori stragi di civili dell’estate e dell’autunno del 1944. Sarebbe importante se già le celebrazioni di quest’anno potessero attestare un clima nuovo di collaborazione e di scambio.   Siamo certi che i presidenti Gauck e Napolitano vorranno raccogliere il nostro invito nel nome di quel comune destino europeo all’interno del quale solamente è ormai progettabile la vita dei nostri paesi.     L’appello, proposto dai Comuni di Civitella in Val di Chiana, Marzabotto , Stazzema , dalla Fondazione scuola di pace di  Monte Sole, e dal Parco nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema, è aperto alle adesioni individuali e collettive di tutti coloro che lo condividono.     Firenze, 9 maggio 2012, Sala Gigli del Consiglio Regionale della Toscana

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