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Apprendere per il Führer

12 novembre 2012 No Comment

Thomas Kerstan, Lernen für den Führer – Ein Gespräch mit der Historikerin Anne C. Nagel,

Die Zeit n. 45 – 31 ottobre 2012
<http://www.zeit.de/2012/45/Schule-Unterricht-Nationalsozialismus>

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L’intervista alla storica Anne Christine Nagel è avvenuta in seguito all’uscita della sua monografia: Hitlers Bildungsreformer. Das Reichsministerium für Wissenschaft, Erziehung und Volksbildung 1934-1945 (Fischer Taschenbuchverlag, Frankfurt am Main 2012) .

L’intera intervista si snoda su quattro macrotematiche, rispettivamente:

  1. la continuità tra la Repubblica di Weimar e Germania nazionalsocialista in tema di educazione e sistema scolastico;
  2. le continuità tra Germania nazista e Repubblica federale tedesca;
  3. l’effettivo funzionamento del Reichsministerium für Wissenschaft, Erziehung und Volksbildung, il Ministero per la Scienza, l’Educazione e l’Istruzione popolare in epoca nazista;
  4. la figura di Bernard Rust che nel 1934 fu posto da Hitler a capo del ministero dell’Istruzione.

1. Così come in altri campi, ad esempio in quello storiografico, anche in materia di istruzione scolastica la Germania nazionalsocialista non partì da “zero” ma prese in “prestito” idee e proposte che furono già avanzate negli anni precedenti. Da questo punto di vista è possibile notare, come sottolinea Nagel, un legame che unisce l’istruzione tedesca prima e dopo il 1933: durante il regime nazista “furono portate avanti molte riforme che avevano la loro origine nella Repubblica di Weimar”.[1]

 

2. Se dunque il legame tra Repubblica di Weimar e nazionalsocialismo è rintracciabile nell’attuazione di alcune riforme del sistema scolastico tedesco, il legame tra dittatura hitleriana e Germania Federale sarebbe invece segnato principalmente da una “continuità biologica”. Ovvero il personale che aveva lavorato tra 1934 e 1945 nel Reichsministerium nazista continuò in molti casi a svolgere il proprio compito –  se non a fare carriera – nei decenni successivi alla fine del regime. Benché Nagel non si sia occupata specificamente nel suo lavoro di ricerca di questo tipo di continuità è tuttavia emblematico il caso di Helmut Bojunga, citato nell’articolo, che da membro attivo del Rechsministerium nazista divenne nel secondo dopoguerra segretario di Stato nel Ministero dell’Istruzione della Bassa-Sassonia[2] . In ultima analisi, Nagel suppone a ragion veduta che non ci sia stata una vera e propria epurazione nell’ambito del personale nel sistema dell’istruzione scolastica.

 

3. Domanda centrale per l’odierna storiografia tedesca è quella relativa all’effettivo funzionamento e ruolo del Reichsministerium für Wissenschaft, Erziehung und Volksbildung. Nagel precisa immediatamente che tale ministero avrebbe avuto un grande potere e sarebbe stato uno dei più grandi per numero di collaboratori e lavoratori della Germania nazista. Tuttavia questo ministero doveva confrontarsi quotidianamente con i poteri locali che, benché “confinati nei Gaue”, riuscivano a mantenere una propria autonomia decisionale in tema di istruzione ed offrivano una vera e propria resistenza al ministero centrale di Berlino[3]. A ciò si aggiunga che Goebbels, desideroso di avere per sè la carica di ministro dell’educazione, tentò più volte di mettere in cattiva luce e di ostacolare il lavoro di Bernard Rust che, tuttavia, essendo stato scelto personalmente da Hitler potè godere sempre della massima fiducia del Führer. Il Reichsministerium für Wissenschaft, Erziehung und Volksbildung sembra quindi essere, a mio avviso un interessante casus che può riportare gli storici di oggi a discutere nuovamente delle questioni relative alla “policrazia” dello stato totalitario e all’effettivo funzionamento dei poteri locali nella Germania nazista.

 

4. Studiando la storia del ministero dell’educazione si è chiaramente portati a fare i conti con Bernard Rust che di tale ministero fu l’unico capo durante tutto il periodo nazista a partire dal 1934. Nagel presenta un’immagine duplice di Rust, che da un lato fu un acceso seguace del nazionalsocialismo – probabilmente, come sostiene Nagel, poiché traumatizzato dalle vicende della prima guerra mondiale che in quest’ottica sono giustamente definite come la Urkatastrophe[4] della Germania nel Ventesimo secolo –,  ma dall’altro fu un uomo di famiglia colto ed educato. Ciò che tuttavia secondo Nagel è importante sottolineare è di non creare un’immagine troppo semplicista e generalista del nazionalsocialismo: i suoi seguaci e rappresentanti non possono essere considerati come “extraterrestri”, sono piuttosto figure “complesse, multiformi, provenienti dal centro della società[5].

 

In conclusione il lavoro di Anne Nagel va salutato come una delle più importanti, certamente la più completa monografia sul Reichsministerium für Wissenschaft, Erziehung und Volksbildung e più in generale sull’educazione scolastica tedesca durante gli anni del nazismo. Da questa ricerca si svilupperanno, verosimilmente, ulteriori studi futuri incentrati sulla mancata o comunque parziale epurazione di tale ministero dopo il 1945. È inoltre importante ribadire come per la storia della Germania nazionalsocialista il lavoro di Nagel ci presenta una dittatura che nella sua quotidianità deve fare i conti con le resistenze provenienti dai poteri locali e ci offre infine l’immagine di un nazionalsocialismo che in nessun caso va “banalizzato” o studiato da una prospettiva troppo generalista.

 

Pasquale De Caprio, Università degli Studi di Napoli Federico II / Humboldt Universität Berlin (decaprip@hu-berlin.de)


[1] Thomas Kerstan, Lernen für den Führer – Ein Gespräch mit der Historikerin Anne C. Nagel, in “Die Zeit”, n.. 45, 31 ottobre 2012, p. 74.

[2] Ivi, p. 73.

[3] Ibidem.

[4] Questa definizione della prima guerra mondiale come “prima catastrofe seminale” del Ventesimo Secolo è riconducibile alle parole dello storico americano George F. Kennan:  “the great  seminal catastrophe of this century”. e per la storiografia tedesca è legata al lavoro di Wolfgang J. Mommsen, Die Urkatastrophe Deutschlands. Der Erste Weltkrieg 1914-1918, Stuttgart 2002.

[5] Ivi, p. 74.

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