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Relazione finale della Commissione storica italo-tedesca

10 aprile 2013 No Comment

Il rapporto finale della Commissione storica italo-tedesca

 

Il 19 dicembre 2012 presso il Ministero degli Affari Esteri a Roma è stata presentata, alla presenza dei Ministri degli Esteri Giulio Terzi di Santagata e Guido Westerwelle,  la relazione finale della Commissione storica italo-tedesca insediata dai Ministri degli Esteri italiano e tedesco nel 2009. La relazione è stata pubblicata, insieme ad altre informazioni sulla Commissione, sul sito del Centro Italo-Tedesco di Villa Vigoni: http://www.villavigoni.it/uploads/media/Relazione_finale_in_italiano.pdf).

Ai lavori della commissione hanno preso parte cinque studiosi italiani: Mariano Gabriele (presidente), Carlo Gentile, Paolo Pezzino, Valeria Silvestri, Aldo Venturelli; e cinque tedeschi: Wolfgang Schieder (presidente), Gabriele Hammermann, Lutz Klinkhammer, Thomas Schlemmer, Hans Woller. Il compito affidato alla commissione era di rielaborare la storia delle relazioni italo-tedesche sia durante la seconda guerra mondiale che nel periodo di occupazione tedesca in Italia, con particolare attenzione alla sorte degli Internati Militari Italiani e della violenza della Wehrmacht in Italia durante il periodo di occupazione. L’obiettivo finale di questa ricostruzione era contribuire a superare le barriere tra le memorie nazionali italiana e tedesca e gli stereotipi reciproci che ancora pesano sulle relazioni tra i due stati e tra i loro cittadini.

Nel concetto di “storia delle esperienze” i membri della commissione hanno individuato una strada per appianare questi steccati. Con l’espressione “storia dell’esperienze” essi intendono un’impostazione metodologica che nella lettura degli eventi privilegia “l’esperienza di chi ha vissuto di persona gli avvenimenti di quell’epoca” (p. 4). Il concetto di “storia dell’esperienza” è poco usato nella storiografia italiana, mentre è di uso relativamente frequente sia in Germania, dove il termine “Erfahrungsgeschichte” è corrente, che nella storiografia anglosassone. In entrambe le tradizioni storiografiche il termine “esperienza” viene spesso usato con un’accezione fortemente “decostruttiva”. Nel rifarsi all’ “esperienza” – o alle “esperienze”, come i membri della commissione hanno preferito esprimersi in italiano – si è inteso in sostanza superare le sedimentazioni della memoria successiva all’evento, riportare alla luce una prospettiva immediata sepolta da decenni di ricostruzioni e rimozioni dettate da interessi politici ed esigenze nazionali. In questo senso la commissione ha recepito e sintetizzato tendenze che si sono fatte sentire con forza nella ricerca degli ultimi anni[1] e che hanno motivato un’intensa fase di studi sul tema della memoria.

Questo processo di decostruzione delle memorie nazionali nel rapporto della commissione viene declinato in diversi sensi. Esso si rivolge in primo luogo verso l’esterno, cioè intende decostruire gli stereotipi reciproci e le narrazioni convenzionali consolidatesi nel secondo dopoguerra, ma nutrite da una tradizione di stereotipi preesistente, in sintesi: il tedesco cattivo  contro l’italiano buono per gli italiani; l’italiano traditore e la Wehrmacht “pulita” per i tedeschi. “I tedeschi”, scrive la commissione, “devono riconoscere che gli italiani non sono stati soltanto collaboratori, ma anche vittime; e gli italiani, da parte loro, devono accettare di non essere stati soltanto vittime, bensì anche, in certa misura, complici e collaboratori” (p. 19). In secondo luogo l’azione “dissolutrice” della storia dell’esperienza ha un versante interno, poiché mira a valorizzare e a integrare in una memoria comune la molteplicità delle vicende che la nazione – i suoi diversi luoghi, strati sociali e soggetti – visse durante il conflitto. Da questo secondo punto di vista è possibile integrare le cosiddette memorie divise rimaste fuori dalla costruzione dei master narratives avvenuta dopo la guerra.

Concretamente questo indirizzo di ricerca – che nello stesso tempo è un progetto di politica della memoria – è stato realizzato tramite reperimento di fonti soggettive (memore, diari, lettere, interviste) da parte di una équipe di giovani studiosi abbastanza ampia. La valorizzazione dell’aspetto soggettivo, sottolinea il rapporto finale, non va confusa con un atteggiamento relativista, che d’altronde mal si concilierebbe con il lavoro di un commissione storica ufficiale. Il soggettivo va intrecciato con l’attenzione alle strutture ed ai processi sovra-individuali che rendono possibile l’esperienza. La storia delle esperienze, insomma, è una sorta di terza via che evita sia la dispersiva privatizzazione della memoria a cui si assiste negli ultimi anni, sia l’imposizione dall’alto di paradigmi di lettura precostituiti. Essa così si sottrae anche a quell’uso polemico delle esperienze “altre” ampiamente praticato nello scontro politico, nel quale spesso tali esperienze vengono usate da fazioni per legittimarsi o delegittimare l’avversario.

Concretamente le raccomandazioni avanzate dalla commissione si concentrano in primo luogo sulla creazione di luoghi della memoria sia in Germania, dove questo è da tempo uno strumento privilegiato delle politiche ufficiali della memoria, che in Italia, dove invece questa pratica è decisamente meno usuale. Si propone la creazione a Berlino – la città della memoria per eccellenza – di un memoriale dedicato agli Internati Militari Italiani, da erigere nel luogo in cui ora si trova il centro di documentazione sul tema del lavoro coatto nella zona di Niederschöneweide, che ospita già un piccolo memoriale dedicato ai lavoratori coatti italiani. Quello di Niederschöneweide è un luogo simbolico ma attualmente un po’ ai margini – anche per la posizione geografica – dei percorsi della memoria più calcati dalle schiere di turisti che visitano la città. Si tratta di uno dei pochi campi per lavoratori coatti ancora pienamente conservato ed ha ospitato anche degli Internati Militari Italiani durante la guerra (http://www.dz-ns-zwangsarbeit.de/). Oltre a memoriale la commissione raccomanda di redigere un libro commemorativo dei defunti, dove vengano registrati tutti gli internati militari che hanno perso la vita in Germania o in territori controllati dal Reich. Si propone inoltre di istituire un archivio fotografico, una mostra permanente ed un servizio di informazione sugli Imi. Infine si raccomanda di promuovere la ricerca sul rapporto tra i due paesi istituendo una Fondazione italo-tedesca di storia contemporanea, incrementando così la, purtroppo ancora relativamente limitata, comunicazione scientifica tra i due paesi.

 

Paolo Fonzi



[1] Una prospettiva assai simile a quella assunta dalla commissione è ad es. nel volume Der Zweite Weltkrieg in Europa. Erfahrung und Erinnerung, a cura di J. Echternkamp e S. Martens, Paderborn, 2007.

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