Resoconto Convegno SISCALT 2016 – Al confine delle Alpi. Culture, valori sociali e orizzonti nazionali fra mondo tedesco e italiano XIX-XX secolo
CONVEGNO INTERNAZIONALE SISCALT 2016
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Al confine delle Alpi.
Culture, valori sociali e orizzonti nazionali
fra mondo tedesco e italiano
XIX – XX secolo
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Fondazione Luigi Einaudi Onlus
Museo Nazionale della Montagna
Torino
16-17-18 novembre 2016
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RESOCONTO
Nelle giornate 16, 17, 18 novembre 2016 si è svolto a Torino, presso Palazzo D’Azeglio, sede della Fondazione Einaudi Onlus, e nella Sala degli Stemmi del Museo Nazionale della Montagna, il quinto convegno annuale SISCALT, dal titolo Al confine delle Alpi. Culture, valori sociali e orizzonti nazionali fra mondo tedesco e italiano. Il Convegno è stato organizzato con il sostegno dell’ Associazione Internazionale per la Storia delle Alpi AISA, della Fondazione Luigi Einaudi Onlus di Torino, della Fondazione Luigi Firpo Onlus di Torino, della Fondazione Museo Storico del Trentino, del Goethe-Insitut Turin, dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea “Giorgio Agosti”, della Libera Università di Bolzano, del Museo Nazionale della Montagna di Torino – CAI Torino.
Le tre giornate, inaugurate dai saluti di Andrea D’Onofrio (Università di Napoli Federico II e presidente SISCALT) e Paolo Soddu (Fondazione Luigi Einaudi Torino), sono state coordinate scientificamente da Fiammetta Balestracci (vice-presidente SISCALT) e da Pietro Causarano (Università di Firenze), che hanno anche aperto i lavori con una relazione inaugurale dal titolo Montagne e nazione. La costruzione di un campo storiografico tra Italia e area di lingua tedesca.
Il convegno si è articolato in quattro sessioni, dedicate ad approfondire rispettivamente gli aspetti sociali, culturali, politici, economici e ambientali dell’area alpina, facendo emergere come essa possa essere considerata a buon diritto una macroregione transfrontaliera. La prima sessione, a tema Società e presieduta da Andrea D’Onofrio, ha visto la partecipazione di Martin Scharfe (Università di Marburg), Diego Leoni (Laboratorio di Storia di Rovereto), Paolo Barcella (Università di Bergamo), Andrea Leonardi (Università di Trento) nel ruolo di relatori. La questione fondamentale verteva sull’azione dell’uomo nell’area alpina. Le Alpi si configurano come un microcosmo, per secoli luogo di transito e migrazioni di popolazioni valligiane, poi, a partire dall’Ottocento, meta di villeggiatura e di esplorazione. Nasce il turismo, ed insieme ad esso, il desiderio della sfida ai giganti di roccia.
La prima relazione di Martin Scharfe, dal titolo I montanari e le origini dell’alpinismo, ha presentato la nascita dell’alpinismo e l’interazione tra le popolazioni locali ed i villeggianti, in particolare il rapporto tra le guide alpine locali, in molti casi rappresentate da cacciatori di stambecchi, e i nuovi alpinisti, per lo più provenienti da un’élite culturale, fautrice di un approccio scientifico-tecnico con la montagna .
Diego Leoni, in una relazione dal titolo La guerra verticale e la società di montagna sul fronte italo-austriaco, ha invece messo in risalto il mutamento della vita e delle condizioni delle popolazioni alpine interessate dal primo conflitto bellico nell’arco di tempo 1915-1918, ponendo l’accento sullo stravolgimento del paesaggio delle valli, ad esempio con la costruzione dei primi impianti a fune, realizzati per il trasporto di merci sul fronte di guerra in quota, e di molte prime strade di collegamento tra montagne e fondovalle ancora oggi utilizzate per attraversare lo spazio alpino nell’area italo-austro-tedesca.
Paolo Barcella, con la relazione intitolata Migrazioni di uomini e donne sui confini alpini nel ‘900, si è concentrato sui flussi migratori alpini nel Novecento. Flussi che si intrecciano con i processi di trasformazione economica, politica, sociale e tecnologica del ‘900 e caratterizzati da una dimensione di massa e una tendenziale omogeneizzazione tra i flussi nazionali, diversamente dai flussi migratori dei secoli precedenti.
L’intervento di Andrea Leonardi, intitolato La trasformazione delle Alpi: il turismo e l’economia montana, si è focalizzato sul mutamento del territorio alpino italo-austro-tedesco di fine ‘800 attraverso la nascita dei primi grandi hotel di montagna, frutto di forme di cooperazione transnazionale tra imprenditoria di nazionalità mista e amministrazioni locali, anche nell’età dei club alpini nazionali.
La seconda sessione del convegno – presieduta da Giovanni Pietrangeli (Storie in Movimento) – è stata dedicata al tema della Cultura. Il primo intervento di Antonio De Rossi (Politecnico di Torino), intitolato La trasformazione delle Alpi: saperi, risorse e spazi fra ‘800 e ‘900, si è posta in continuità con la relazione di Andrea Leonardi e ha approfondito il mutamento del territorio, i nuovi tipi di sfruttamento e la realizzazione dei primi impianti a fune, degli Sporthotel e dei Kurorte di montagna tra fine ‘800 e la prima metà del ‘900.
La parola è quindi passata a Roberto Mantovani (Museo Nazionale della Montagna) per un intervento dal titolo L’immagine della montagna nella cultura tedesca e italiana nel periodo tra le due guerre. La relazione ha mostrato la percezione che si aveva del mondo alpino nei due versanti delle Alpi, quello germanofono e quello italofono, prendendo in esame in particolare gli stereotipi trattati nei Bergfilme tedeschi degli anni ’20 e ’30 del ‘900.
La terza relazione di giovedì è stata quella di Christina Pichler-Koban (E.C.O. Institut für Ökologie, Klagenfurt), letta da Fiammetta Balestracci per assenza della relatrice. Il titolo, Le Alpi e la conservazione dei beni ambientali nel secondo Novecento tra politiche nazionali e progetti europei, introduce già il tema della trattazione, ovvero la nascita dei parchi nazionali a tutela di determinate aree alpine. Prendendo le mosse dalle politiche nazionali in materia di tutela ambientale in Germania, Austria e Svizzera, l’autrice arriva a delineare i più recenti progetti europei, facendo così emergere come l’ambiente e – nel nostro caso – alcune aree delle Alpi diventino una questione di interesse comunitario e non più esclusivamente nazionale.
Nell’ ultima relazione della sessione, dedicata a La montagna delle donne: alpinismo e modelli di sociabilità nel ‘900, Linda Cottino (Rendez Vous Hautes Montagnes, Torino) ha trattato il rapporto fra le donne e la pratica dell’alpinismo. In una pratica che, per lungo tempo, è dominata dalla figura maschile, emergono dalla fine dell’‘800 anche diverse figure di donne, che in particolare nel mondo tedesco e in Italia si fanno strada all’indomani della prima guerra mondiale, mentre il riconoscimento pubblico delle loro imprese rimarrà oscurato fino alla seconda metà del secolo.
La terza sessione, dedicata alla Politica, è iniziata con l’intervento A Constitutional Borderland: Republic and Monarchy in the Alpine Area, 19th-20th centuries di Jon Mathieu (Università di Lucerna). Mathieu ha interpretato le Alpi come terra di incontro dal punto di vista politico-istituzionale. Le Alpi sono una regione dove si sono avvicendate, tra XIX e XX secolo, differenti forme di Stato; parti della catena alpina sono state soggette al potere monarchico, altre a quello repubblicano. Al 1918, Francia e Svizzera furono gli unici Stati repubblicani di quest’ area, e prima ancora, per quasi tutta la prima metà del XIX secolo, la Svizzera fu l’unico Paese delle Alpi a detenere il vessillo repubblicano.
La sessione è continuata con Stefano Morosini (Università della Montagna – Università di Milano), con un intervento intitolato Processi di nazionalizzazione al confine delle montagne fra ‘800 e ‘900. Il caso del Trentino e dell’Alto Adige/Südtirol. Morosini ha illustrato la storia delle associazioni alpinistiche in Trentino ed in Alto Adige/Südtirol. Tra i due secoli, la pratica della montagna ha assunto connotati di fruizione turistica (1869-1914), come è già emerso in precedenti relazioni, per poi assumere carattere di presidio nazionale (1914-1972), fino a riassumere carattere turistico (1972-oggi).
L’ultima relazione della giornata di giovedì è stata svolta da Michael Wedekind (Università di Monaco) sul tema La costruzione dello spazio alpino tra scienza e politica nell’età dei totalitarismi. Wedekind si è occupato dell’azione politico-ideologica compiuta attorno all’area alpina nell’età del fascismo e del nazionalsocialismo, soffermandosi in particolar modo sul caso dello spazio alpino sudtirolese, crocevia di due macrogruppi linguistici e di relativi interessi geopolitici.
Alla terza sessione è seguita la proiezione del film La grande conquista di Luis Trenker (1938), in versione ridotta curata da Marco Ribetti (Museo Nazionale della Montagna).
Nella quarta e ultima sessione, dedicata al tema Ambiente e paesaggio e moderata da Maddalena Guiotto (Fondazione Museo Storico del Trentino) sono state presentate le relazioni di Marco Armiero (KTH Stoccolma), Raffaele Milani (Università di Bologna) e Annibale Salsa (Accademia della Montagna del Trentino). Marco Armiero, nel suo contributo Ambiente alpino, identità culturali e nature costruite: fra discorso nazionale e dimensione europea, ha spiegato la compenetrazione tra uomo e ambiente nelle Alpi e la nascita delle identità locali: identità che sono specifiche di piccole comunità legate direttamente all’ambiente in cui si trovano. Tuttavia, spesso ci troviamo di fronte a casi di identità “artificiali”, costruite ad hoc e non attinenti ad alcuna tradizione fino a quel momento esistente.
Raffaele Milani ha proseguito con una relazione dal titolo Le montagne come paesaggio e la costruzione dello spazio alpino, in cui ha ripercorso il contributo di pensatori e scrittori tedeschi ed europei per la costruzione di un discorso estetico-culturale sul paesaggio alpino, che è confluito nella Convenzione delle Alpi del 1991 e nella Convenzione del Paesaggio del 2000.
In ultimo è stato letto da Pietro Causarano un abstract della relazione di Annibale Salsa, intitolata L’associazionismo alpinistico: la circolazione culturale oltre le tradizioni nazionali, in cui è stato esposto l’orientamento, sempre più avvertito fra gli alpinisti, di darsi una base organizzativa che superi i confini nazionali, oltre che di attivare relazioni culturali/scientifiche transnazionali.
Il convegno si è concluso con una tavola rotonda, dal titolo Le Alpi al confine italo-germanico: uno spazio storico?, presieduta da Pier Paolo Viazzo (Università di Torino), a cui hanno partecipato Renata Allìo (Università di Torino – Centro Studi sull’Arco Alpino Occidentale), Linda Cottino, Christof Dipper (Università di Darmstadt), Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana – Torino), Alessandro Pastore (Università di Verona) e Gianni Perona (Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea “Giorgio Agosti”). Tale momento è servito a vagliare l’opportunità e l’ipotesi, sottesa al convegno, di considerare il confine italo-germanofono come uno spazio storico all’interno dello spazio alpino da diversi approcci e da diverse prospettive disciplinari.
Nella cornice del convegno si è svolta mercoledì 16 novembre la cerimonia per il conferimento del Premio DAAD “Ladislao Mittner” 2016 per la Storia a Marica Tolomelli e Paolo Fonzi. Giovedì, 17 novembre, ha avuto inoltre luogo il conferimento del Premio SISCALT “Lorenzo Riberi” 2016 a Marzia Ponso. Nel pomeriggio di giovedì si è svolta l’assemblea annuale della SISCALT, dove, oltre a essere discussa l’attività societaria del 2017, si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Direttivo e della Presidenza della SISCALT, giunti al termine del loro primo mandato quadriennale.
Lorenzo Vannoni (Università di Pisa)