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Resoconto: Colloquio dottorale SISCALT 2017 “Culture storiche europee”

26 marzo 2018 No Comment

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Culture storiche europee. Identità nazionale, globalizzazione e le sfide

del transfer storiografico italo-tedesco 19°-21° secolo

 

Villa Vigoni

Centro Italo-Tedesco per l’eccellenza europea

4-7 settembre 2017

-

Organizzazione e ideazione

Andrea D’Onofrio (Università di Napoli Federico II)

Christian Jansen (Universität Trier)

 

Dal 4 al 7 settembre 2017, Villa Vigoni Centro Italo-Tedesco per l’eccellenza europea ha ospitato il terzo colloquio SISCALT per dottorande e dottorandi organizzato nell’ambito dei “DFG-Villa Vigoni-Gespräche”. Una dozzina di giovani ricercatrici e ricercatori, accogliendo l’invito dei professori ANDREA D’ONOFRIO (Università di Napoli Federico II) e CHRISTIAN JANSEN (Universität Trier), hanno presentato i loro progetti di dottorato e post-dottorato, discutendoli con esperti affermati, quali, oltre agli organizzatori: GIA CAGLIOTI (Università di Napoli Federico II), CHRISTOPH CORNELIßEN (Goethe-Universität Frankfurt – Istituto Storico Italo-Germanico di Trento), LUTZ KLINKHAMMER (Deutsches Historisches Institut Rom), CHRISTIANE LIERMANN (Villa Vigoni), MARTIN SABROW (Humboldt Universität Berlin –  Zentrum für Zeithistorische Forschung Potsdam). Affrontando non solo approcci consolidati delle due storiografie, ma anche e soprattutto nuove questioni e prospettive di ricerca, il colloquio ha permesso un importante confronto con le nuove sfide del transfer italo-tedesco nell’ambito della storiografia contemporaneistica.

AMERIGO CARUSO (Saarbrücken/Padova) ha aperto il workshop fornendo una panoramica sulle origini e la diffusione del nazionalismo nella storiografia italiana e tedesca. Particolare attenzione è stata dedicata alle ricerche degli storici nati tra il 1900 e il 1950. Utilizzando un approccio comparativo, Caruso ha sostenuto che lo studio del nazionalismo in entrambi i paesi si sia sviluppato a partire da differenti paradigmi, fondati, tuttavia, su concetti simili: mentre gli storici tedeschi hanno per lo più dibattuto sulle idee di Kultur- e Staatsnation coniate da Friedrich Meinecke, gli italiani si sono maggiormente concentrati sulle categorie di illuminismo e romanticismo.

La prima Keynote è stata offerta da DANIELA LUIGIA CAGLIOTI (Napoli). Al centro della presentazione sono state poste le nuove tendenze nella storiografia contemporanea italiana. In primo luogo Caglioti ha mostrato come il panorama della ricerca italiana sia attualmente soggetto a cambiamenti, per quanto lenti, in particolare in relazione all’organizzazione disciplinare. L’accorpamento e la riorganizzazione di alcuni settori, che hanno interrotto storiche suddivisioni in favore di un’impostazione più interdisciplinare, avrebbero determinato effetti positivi. Ad esempio, la storia politica italiana – per tradizione legata alle scienze politiche e dunque di impianto più istituzionale – si sarebbe aperta alle influenze della storia culturale. Il secondo aspetto sottolineato nella relazione ha riguardato la percentuale delle storiche di professione nel campo della storia contemporanea (attorno al 30%), ancora relativamente bassa se confrontata con altre discipline. Dal punto di vista metodologico, infine, Caglioti ha sottolineato come la storiografia italiana possa prestare ancora maggiore attenzione ai problemi teorici. A livello di contenuti, tuttavia, essa si starebbe rivelando fortemente innovativa e diversificata, come dimostrerebbero, ad esempio, anche le recenti ricerche sul colonialismo italiano e sul Risorgimento.

La relazione di ANNA VERONICA POBBE (Trento) ha funto da raccordo tra gli interventi introduttivi e la prima sezione, incentrata su temi politici. Pobbe – nel suo progetto di dottorato collocato nell’ambito della Täterforschung (“ricerca sui carnefici”) – ha presentato la figura di Hans Biebow, a partire dal 1941 direttore dell’amministrazione del ghetto di Łodź e a capo di un’ampia rete che si estendeva dal ghetto di Chełmno alle città nell’area centrale della Germania nazionalsocialista. Scopo della ricerca è ricostruire la fine del ghetto e la relativa “soluzione finale” attraverso un approccio biografico. Particolare attenzione è stata accordata, nell’intervento, agli interessi economici dello stesso Biebow.

La presentazione di TERESA MALICE (Bologna/Bielefeld) è stata invece imperniata sui rapporti politici tra la DDR e la sinistra italiana sul piano locale tra anni Sessanta e Settanta. In particolare, Malice si è concentrata sul ruolo dei gemellaggi tra alcune amministrazioni locali “rosse” italiane e i loro corrispettivi tedesco-orientali nella costruzione di rapporti bilaterali. Attraverso l’assunzione di una prospettiva trans-locale e “bottom-up” in relazione agli “sguardi reciproci” tra i partecipanti agli scambi delle delegazioni, si è cercato di dimostrare come questi rapporti abbiano consentito processi di transfer in termini di conoscenze tecniche e di pratiche amministrative.

Parimenti, LORENZO VANNONI (Pisa) si è mosso nel campo della ricerca sulla DDR (DDR-Forschung). Nel suo progetto di dottorato Vannoni si è occupato del ruolo ricoperto dai partiti di sinistra italiani e dalle associazioni di amicizia Italia-DDR nell’influenzare l’opinione pubblica in relazione al processo di riconoscimento diplomatico della Germania orientale. Nell’intervento l’attenzione è stata focalizzata su un particolare aspetto: la rappresentazione della Germania Est nella stampa di sinistra italiana, comunista e socialista. Per l’analisi sono state individuate e proposte le categorie di “parzialità” e “omissione”.

FRANZISKA KOLS (Teramo) ha presentato la sua ricerca dottorale sugli ultimi procedimenti giudiziari relativi ai crimini di guerra nazionalsocialisti in Italia a partire dal 1994. In prospettiva comparata, ad essere analizzati sono stati i resoconti dei processi nei mezzi di comunicazione tedeschi e italiani. Kols si è chiesta se, alla luce del modo in cui sono stati trattati tali processi, siano osservabili cambiamenti nella memoria collettiva di entrambi i paesi. Attraverso l’analisi dei 18 procedimenti giudiziari svoltisi tra il 1994 e il 2014 Kols è giunta alla conclusione che in Germania e in Italia esisterebbe una differenza tra la memoria privata e quella pubblica. Nel caso tedesco i mezzi di informazione hanno mostrato maggiore attenzione e discrezione, laddove la sfera privata rimarrebbe a volte caratterizzata da pensieri di rivalsa nei confronti dell’Italia. Nel discorso pubblico italiano, invece, a partire dagli anni Ottanta sarebbe sempre più esplicitamente emersa una “guerra” contro la memoria antifascista.

Al centro della presentazione di DEBORA CUCCIA (Firenze/Hildesheim) sono stati invece i legami tra Italia e Germania nel periodo della riunificazione. Cuccia si è in primo luogo occupata del modo in cui la Repubblica italiana si è rapportata alla “questione tedesca”. La sua ricerca si è proposta di ricostruire le molteplici reazioni della sfera pubblica italiana di fronte alla caduta del Muro e al processo che ha condotto alla riunificazione tedesca. Nel suo lavoro di ricerca Cuccia ha tenuto conto degli attori della politica nazionale, ma anche di quelli legati alla sfera internazionale e dei luoghi dello scambio culturale.

MARCO IZZI (Marburgo) ha discusso gli aspetti teorico-metodologici del suo progetto di dottorato, nel quale si è occupato delle visioni imperiali della destra radicale in Italia. Per la sua analisi Izzi ha attinto a un cospicuo corpus di periodici italiani, pubblicati tra il 1896 e il 1923 nell’ambito dei circoli della destra intellettuale. Per fotografare i punti di vista di questi gruppi di attori di natura eterogenea è stato preferito un approccio metodologico misto, in cui la storia degli intellettuali si possa legare alla storia sociale e culturale e intrecciarsi con quella dei mezzi di comunicazione.

Nella seconda Keynote del workshop MARTIN SABROW (Berlino/Potsdam) ha presentato le nuove tendenze e i nuovi temi della storiografia contemporaneistica tedesca. Inedite prospettive di ricerca sono emerse nella storia dei servizi segreti, delle pratiche quotidiane e delle culture materiali, delle società dell’informazione, della morte, del tempo, del futuro e del capitalismo. Anche la ricerca sul nazionalsocialismo sembra lontana dall’essere esaurita: la storia del nazionalsocialismo sarebbe ormai sempre più interpretata, secondo Sabrow, come un aspetto delle più ampie vicende dell’Europa contemporanea. Facendo rilevare come anche altri elementi dell’apparato repressivo nazista meriterebbero di essere indagati, è emerso come manchino ancora, ad esempio, ricerche sui prigionieri dei campi di guerra nella Germania nazista. Tuttavia, non bisognerebbe dimenticare il potenziale innovativo delle aree storiografiche tradizionali: il genere biografico, ad esempio, si sarebbe nuovamente affermato dotandosi di un adeguato strumentario metodologico. Inoltre, a parere di Sabrow, la storia contemporanea tedesca rivolgerebbe la sua attenzione a nuove aree tematiche riguardanti periodi più recenti, dei quali molti protagonisti sarebbero ancora in vita. Oltre a questi spostamenti temporali si starebbe verificando anche una rivalutazione di anniversari e celebrazioni, che per certi versi, potrebbe anche costituire una minaccia per la storia contemporanea, a causa del frequente finanziamento di progetti celebrativi da parte di ambiti esterni alla ricerca scientifica che potrebbe in alcuni casi interferire negativamente sul rigore scientifico dello studio degli eventi e della loro interpretazione. Queste osservazioni hanno portato Sabrow a concentrarsi su un problema strutturale della disciplina: la sua periodizzazione. Laddove molti considerano la storia contemporanea conclusa con il 1989, vi è una tendenza oggi a farvi rientrare anche gli anni ’90 e gli anni dal 2000 in poi. Data l’importanza fondamentale della scelta dei termini temporali nella narrazione storica, ai ricercatori viene sempre più richiesto un atteggiamento critico, mantenendosi quanto più possibile distanti dal soggetto di ricerca e accompagnando il proprio lavoro con una forte riflessione teorica.

La seconda sezione, dedicata a “Economia/Società”, è stata aperta da MARKUS WURZER (Graz/Linz), che si è occupato della memoria della guerra italo-abissina (1935-41) nelle famiglie sudtirolesi di lingua tedesca. Wurzer ha definito tale ricordo, basato su documentazione fotografica, “uno specifico ambito commemorativo della memoria comunicativa di una società”. Mentre nei racconti familiari la guerra e i crimini di guerra sono attribuiti esplicitamente “agli italiani”, l’esperienza bellica della generazione dei padri viene rappresentata più semplicemente come un’avventura esotica. Questa interpretazione avrebbe costituito un’alternativa all’idea, dominante in Italia, di un colonialismo “dal volto umano”.

Sempre alla guerra italo-abissina e alla sua memoria pubblica in Sudtirolo è stata dedicata la relazione di SEBASTIAN DE PRETTO (Lucerna). Concentrandosi in particolare sul monumento agli Alpini a Brunico e sulle attività commemorative ad esso collegate, De Pretto ha cercato di dimostrare come a suo parere l’iscrizione sul succitato monumento abbia sempre assunto un carattere ambivalente. La disputa sul piano pubblico a questo riguardo è oscillata tra dichiarazioni italiane a carattere nazionalista ed espressioni a favore dell’autodeterminazione regionale sudtirolese. Il 2011, anno in cui è stata presentata un’iniziativa locale favorevole a una mediazione, ha marcato una tregua provvisoria in questo conflitto.

GIORGIO DEL VECCHIO (Treviri) si è occupato della storia della violenza politica dal 1968 al 1982 in Italia. Nella presentazione i vari episodi di violenza non sono stati storicizzati; è stato utilizzato, piuttosto, un approccio più riflessivo dal punto di vista teorico. Del Vecchio ha suggerito l’impiego dei Critical Terrorism Studies, che consentirebbe, a suo avviso, di assumere una prospettiva bottom-up sulla violenza e di intraprendere un’indagine sulle modalità discorsive riscontrate. Da qui la proposta di contestualizzare e concettualizzare il fenomeno della violenza come pratica politica e processo dinamico.

Partendo da un capitolo della sua tesi di dottorato sulla politica della cittadinanza nell’Eritrea italiana e nell’Africa orientale tedesca, NICOLA CAMILLERI (Berlino) ha svolto una relazione sul processo legislativo che simultaneamente nel Regno d’Italia e nell’Impero tedesco, rispettivamente nel 1912 e 1913, avrebbe condotto a nuove leggi sulla cittadinanza. Nella sua presentazione, Camilleri ha proposto una lettura storica di questi processi legislativi in chiave globale, che tenga conto dell’espansione coloniale intrapresa da Germania e Italia alla fine del XIX secolo non solo in termini di possibili transfer, ma anche di discorsi intrecciati tra colonie e metropoli.

La terza sezione, dedicata alla cultura, è stata aperta dalla relazione di NICOLA BASSONI (Genova) che si è occupato della rappresentazione del Giappone nella Germania nazionalsocialista e nell’Italia fascista. Se diversi studi storiografici esisterebbero sui rapporti bilaterali tra Germania e Italia durante la seconda guerra mondiale, non vi sarebbe invece, ad oggi, nessuna ricostruzione dei contatti trilaterali tra le forze dell’Asse, soprattutto negli anni Trenta. Bassoni, nella sua relazione, si è concentrato sul “discorso politico sul Giappone”, esaminando le ragioni dell’interesse tedesco e italiano verso il paese, oscillanti tra fascino e convenienza politica. Karl Haushofer (1869-1946), in particolare, è stato individuato come una figura centrale di mediazione, come “costruttore di ponti” all’interno di questa struttura triangolare e pioniere di un discorso comune sull’Estremo oriente nell’ambito del fascismo europeo.

Nel suo intervento THOMAS BLANCK (Colonia) è partito dalla constatazione secondo cui gli anni “di transizione” tra il 1917 e il 1923 sarebbero stati studiati, a suo avviso, in maniera insufficiente sia nella storiografia italiana che in quella tedesca. Nella sua presentazione egli è partito dai casi di studio sul putsch di Monaco e sulla presa di Fiume. Entrambi gli avvenimenti sono stati proposti da Blanck come luoghi di costruzione di un ordine moderno politico, sociale ed estetico. Grande attenzione è stata rivolta nella sua analisi alla politica e alla violenza di strada, alle tecniche di mobilitazione utilizzate in entrambi i contesti ma anche al significato dei mezzi di comunicazione di massa nei rivolgimenti rivoluzionari cittadini.

ALESSANDRO MIAZZI (Treviri) ha esplorato la storia del razzismo, chiedendosi in che misura l’idea del “determinismo climatico” sia stata decisiva nella formazione di un “carattere nazionale” nell’Italia unita. Attraverso lo studio della produzione dello storico piemontese Cesare Balbo, Miazzi ha dimostrato come a seguito dell’unificazione nazionale nel 1861 abbia avuto luogo un cambiamento di prospettiva: laddove le “peculiarità” dei popoli sarebbero state in precedenza collegate a condizioni climatiche particolari, da quel momento in poi avrebbero preso il sopravvento interpretazioni di tipo razziale.

Al centro dell’ultimo intervento è stato nuovamente l’Alto Adige. VALERIO LARCHER (Padova) ha esaminato le mappe della regione negli atlanti storici sia italiani che tedeschi intorno al 1900. Larcher ha mostrato come gli atlanti, diffusi in ambito scolastico, abbiano giocato un ruolo cruciale come strumenti di costruzione della nazione. La scelta cromatica nelle tavole geografiche, ad esempio, così come il tratteggio dei confini morfologici e la posizione delle linee quali elementi grafici sono stati utilizzati dall’Italia e dalla Germania come strumenti di legittimazione scientifica delle rispettive aspirazioni espansionistiche.

Nelle riflessioni a conclusione del colloquio è emerso da parte degli organizzatori, dei discussant e dei relatori come eventi come il Colloquio dottorandi SISCALT, reso possible grazie alla perfetta struttura organizzativa di Villa Vigoni e al sostegno offerto dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft, rappresentino una fondamentale occasione di interazione scientifica tra ricercatori delle due aree linguistiche. Attraverso l’accogliente clima di ospitalità di Villa Vigoni si sono potuti creare stimolanti e importanti momenti di confronto, sia scientifico che umano, tra la comunità scientifica degli storici italiani e tedescofoni, specialmente anche tra la generazione più giovane. Ciò ha permesso nel quadro di un sempre più ampio processo di globalizzazione scientifica, da una parte, e del riaffiorare di pericolose istanze nazionalistiche dall’altro, di incentivare il dialogo e il fruttuoso scambio tra le due culture storiografiche. Il colloquio dottorale SISCALT ha ben dimostrato quanto vari possano essere gli approcci e i temi della ricerca condotta da giovani studiosi del XIX e XX secolo in ambito italiano e germanofono. Date le differenze, è apparso chiaramente come il superamento dei paradigmi dello stato-nazione nella storia contemporanea – non solo nei contenuti, bensì anche nella teoria e nel metodo – rappresenti una sfida molto promettente dal punto di vista scientifico. È lecito dunque attendere con curiosità i risultati e le pubblicazioni dei lavori presentati.

 

Nicola Camilleri (Freie Universität Berlin) – 

Teresa Malice (Università di Bologna – Universität Bielefeld)

Markus Wurzer (IFK Wien)

 

Panoramica della conferenza

Lunedì  – 4. 9. 2017

 

Saluti

Immacolata Amodeo (Segretario generale Villa Vigoni)

Presentazione

Andrea D’Onofrio (Università degli Studi di Napoli Federico II – Presidente SISCALT)

Christian Jansen (Universität Trier)

 

Giro di presentazioni

 

Introduzione

Amerigo Caruso (Universität Saarbrücken – Università di Padova)

Am Anfang war…? Il dilemma delle origini nelle storiografie nazionali

Discussant: Christiane Liermann (VillaVigoni)

Commenti

 

Lecture

Gia Caglioti (Università di Napoli Federico II)

Tendenze recenti nella storiografia italiana sulletà contemporanea

 

Martedì  – 5. 9. 2017

Prima sezione: Politica

Moderazione: Andrea D’Onofrio

Discussant: Lutz Klinkhammer (Deutsches Historisches Institut Rom) / Martin Sabrow (Humboldt Universität Berlin – Zentrum für Zeithistorische Forschung Potsdam) / Christiane Liermann / Christian Jansen

 

Anna Veronica Pobbe (Università di Trento)

Hans Biebow dopo il 1941: la Wehrmacht, la soluzione finale e la fine del ghetto di Łódź

 

Teresa Malice (Università di Bologna – Universität Bielefeld)

Una storia politica “dal basso” delle relazioni tra Italia e Repubblica democratica tedesca? Sfide metodologiche di un approccio trans-locale tra anni Sessanta e Settanta

 

Lorenzo Vannoni (Università di Pisa)

La rappresentazione della DDR nella stampa di sinistra tra parzialità e omissione

 

-  Discussione sulle relazioni della mattinata -

 

Franziska Kols (Università di Teramo)

Crimini di guerra nella memoria collettiva. I processi per le stragi nazifasciste dopo il 1994 dall’ottica italo-tedesca

 

Deborah Cuccia (Università di Firenze – Universität Hildesheim)

L’Italia tra questione tedesca e riunificazione: esistono due Stati germanici e due Stati germanici devono rimanere(?)

 

-  Discussione sulle relazioni del pomeriggio -

 

Lecture

Martin Sabrow (Humboldt Universität Berlin – Zentrum für Zeithistorische Forschung Potsdam) Innovative Aspekte in der jüngsten deutschen Forschung zur Zeitgeschichte

  

Mercoledì – 6. 9. 2017

Seconda sezione: Economia-Società

Moderazione: Christiane Liermann

Discussant: Christoph Cornelißen (Goethe-Universität Frankfurt a. M. – Istituto Storico Italo-Germanico Trento) / Gia Caglioti  / Andrea D’Onofrio / Christian Jansen

 

Markus Wurzer (Universität Graz)

Tradition kolonialer Erinnerungen in den Alltagskulturen Südtiroler Familien

 

Sebastian De Pretto (Universität Luzern)

Zum erinnerungskulturellen Umgang mit dem Alpinidenkmal in Bruneck/Südtirol (1943-2011)

 

Giorgio Del Vecchio (Universität Trier)

Gewalt als Praxis, Gewalt als Prozess. Italien in den 1970er Jahren: Neue Forschungsperspektiven

 .

-  Discussione sulle relazioni della mattinata -

 

Nicola Camilleri (Freie Universität Berlin)

Identità nazionale tra migrazioni globali ed espansione coloniale. Il nuovo diritto di cittadinanza nel Regno d’Italia e nell’Impero tedesco (1912/1913)

 

Terza sezione: Cultura

Moderazione: Gia Caglioti

Discussant: Andrea D’Onofrio / Christian Jansen

 

Nicola Bassoni (Università di Genova)

Forgiare un asse transcontinentale? Rivalità e collaborazione politico-culturale tra Italia fascista e Germania nazionalsocialista in campo yamatologico: il caso di Karl Haushofer

 

Thomas Blanck (Universität zu Köln – a.r.t.e.s. Graduate School for the Humanities)

Revolution, Utopien und Gewalt: Die Jahre 1917-23 als Herausforderung für die deutsch-italienisch Geschichte und Erinnerungskultur

 

-  Discussione sulle relazioni del pomeriggio -

 

Giovedì – 7. 9. 2017

Alessandro Miazzi (Universität Trier)

Determinismo climatico e ideologia razziale. Il problema dell’azione del clima e dell’importanza della stirpe nell’idea di “carattere nazionale” in Italia 1830-1860

 

Marco Izzi (Philipps-Universität Marburg)

Die imperiale Vision der radikalen Rechten in Italien:

Eine politische Intellektuellengeschichte im frühen 20. Jahrhundert

 .
Valerio Larcher (Università degli Studi di Padova)

La propaganda nazionalistica cartografica nelle carte dedicate al Sudtirolo negli atlanti storici tedeschi e italiani di fine Ottocento e inizio Novecento: tre carte dal Testo-Atlante di Arcangelo Ghisleri e dal Putzgers Historischer Schul-Atlas

 

-  Discussione sulle relazioni della mattinata -

 

Riflessioni conclusive

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