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Resoconto Convegno «I rapporti tra Italia e Germania dalla riunificazione tedesca alla crisi dell’euro»

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CONVEGNO DI STUDI

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I rapporti tra Italia e Germania

dalla riunificazione tedesca alla crisi dell’euro

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Padova 

11-12 novembre 2014

 

Nelle giornate dell’11 e del 12 novembre 2014 si è svolto nella Sala Bortolami del Palazzo Jonoch Gulinelli dell’Università di Padova, il terzo convegno annuale SISCALT in collaborazione con la SISI (Società Italiana di Storia Internazionale) e dedicato a “I rapporti tra Italia e Germania dalla riunificazione alla crisi dell’euro. Il Convegno era organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali, dal Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova e dall’Istituto Storico Germanico di Roma.

Le due giornate, che si sono aperte con i saluti di Giovanni Luigi Fontana (Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova), Martin Baumeister (Direttore dell’Istituto Storico Germanico di Roma) e Andrea D’Onofrio (Università di Napoli Federico II e Presidente SISCALT), sono state coordinate scientificamente da Monica Fioravanzo (Università di Padova), Lutz Klinkhammer (Istituto Storico Germanico di Roma) e Filippo Focardi (Università di Padova) che hanno anche introdotto i lavori, mentre la relazione inaugurale è stata tenuta da Antonio Varsori (Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali – Università di Padova – Società Italiana di Storia Internazionale).

La riflessione introduttiva si è focalizzata sulle continuità e le rotture che sono intervenute nel complesso dei rapporti fra Italia e Germania nel passaggio dal contesto della Guerra fredda a quello attuale, caratterizzato dall’ulteriore accelerazione dei processi di globalizzazione economica, dall’affermarsi di un ordine internazionale multipolare e dalla crisi del progetto europeo. La relazione inaugurale di Varsori ha posto invece l’accento sui rapporti ambivalenti tra i due paesi, dall’interesse alla diffidenza reciproca, e li ha inseriti nel contesto internazionale europeo con i suoi squilibri geografici (in particolare nei rapporti anche con Gran Bretagna e Francia).

 

Il convegno si è articolato in tre sessioni, dedicate ad approfondire rispettivamente gli aspetti politici, economici e culturali dei rapporti italo-tedeschi, sottolineandone simmetrie e differenze. Si è cominciato dai rapporti politici, sotto la presidenza di Monica FioravanzoStefano Cavazza (Università di Bologna) e Sara Lorenzini (Università di Trento) nel ruolo di discussant. La questione fondamentale verteva sul mutamento delle relazioni politico-diplomatiche nel passaggio dal vecchio quadro atlantico ed eurocomunitario a quello dinamico odierno, nel quale la definizione e la tutela degli interessi nazionali implica l’interazione fra ambito europeo e scenario globale. In questo contesto generale, è stata riservata speciale attenzione all’evoluzione dei rapporti fra i partiti e le culture politiche dei due paesi in un periodo di grandi trasformazioni del panorama politico, segnato, tra le altre cose, dall’ascesa di movimenti populisti, soprattutto in Italia, ma in parte anche in Germania.

Quattro relazioni hanno cercato di rispondere a queste questioni. La prima relazione è stata quella di Gabriele D’Ottavio (Istituto Storico Italo-Germanico – FBK, Trento) dal titolo “Le relazioni italo-tedesche e la crisi dell’euro”. Mettendosi nei panni dello storico di domani, D’Ottavio ha tentato di immaginare come potrebbero venire lette in futuro le vicende di Italia e Germania dal 1989 a oggi, suggerendo un’interpretazione non più in chiave di «storie parallele», bensì di «storie divergenti»; è uno spunto che già proviene da una certa letteratura storica e politologica che tiene conto delle persistenti percezioni reciproche stereotipate, frutto di esperienze storiche traumatiche che rinviano a eventi lontani nel tempo. D’Ottavio ha quindi cercato di individuare alcuni momenti di passaggio, che potrebbero eventualmente corroborare la validità di una nuova narrazione basata sull’idea delle «storie divergenti». Sullo sfondo di un’analisi di lungo periodo, ha indicato, infine, le novità emerse dalla crisi dell’eurozona.

Giovanni Bernardini (Istituto Storico Italo-Germanico – FBK, Trento), in una relazione dal titolo “Italia e Germania: confronti e contatti tra culture politiche dopo il crollo del muro di Berlino”, ha invece messo a confronto la crisi dei partiti nei due paesi, di cui ha rilevato le differenze, e ha sottolineato il frantumarsi delle culture politiche in senso geografico. Ha rilevato inoltre che il sistema politico si è trasformato utilizzando nuovi metodi di propaganda come, per esempio, l’occupazione degli spazi lasciati liberi dalla demotivazione degli elettori dei partiti concorrenti.

Thomas Schlemmer (Institut für Zeitgeschichte, München), con la relazione intitolata “Allarme Italia? Lo “spauracchio” italiano da Berlusconi a Grillo”, si è concentrato sulla degenerazione dell’immagine dell’Italia nel pubblico tedesco dovuto alle affermazioni e ai comportamenti di alcuni politici italiani a partire dall’affermazione di Berlusconi, nei primi anni Novanta, in un momento in cui le relazioni politiche tra Italia e Repubblica Federale erano in movimento dopo la riunificazione e il crollo del blocco orientale. Schlemmer si è chiesto in particolare in che modo l’immagine dell’Italia dei tedeschi sia cambiata con l’arrivo in politica di Berlusconi e se tale immagine sia destinata a durare nella memoria collettiva. Ha cercato poi di capire se tale attenzione ossessiva per Berlusconi, finita con le vicende giudiziarie dell’ex premier, sia stata colmata ed ereditata da Beppe Grillo, anch’esso politico di spettacolo.

L’intervento di Filippo Focardi e Lutz Klinkhammer, intitolato “Il ritorno del passato: i processi ai criminali di guerra tedeschi e la questione dei mancati indennizzi”, si è focalizzato sui ripetuti momenti di attrito che negli ultimi anni hanno messo sotto pressione il lungo rapporto di amicizia e collaborazione tra Italia e Germania, sviluppatosi nel secondo dopoguerra nel quadro delle istituzioni eurocomunitarie e atlantiche. A partire dagli anni Novanta, dopo la riunificazione tedesca, sono riemerse in Italia questioni legate al retaggio dell’occupazione nazista, come dimostrano le polemiche per i mancati indennizzi agli Internati Militari Italiani e la nuova ondata di processi ai criminali di guerra tedeschi. Il “ritorno del passato” si è tradotto in un focolaio di crisi politica fra i due paesi.

 

La seconda sessione del convegno – presieduta da Filippo Focardi e discussa da Brunello Mantelli (Università della Calabria) e Carlo Fumian (Università di Padova) – era dedicata alle relazioni economiche tra i due paesi. Al centro della discussione del pomeriggio di martedì 11 novembre era la trama delle interrelazioni commerciali, industriali, finanziare e monetarie sia a livello bilaterale che multilaterale.

Il primo intervento di Marco Magnani (Banca d’Italia), intitolato “Politiche per uscire dalla crisi: idee da Roma e/o Berlino”, ha indagato quanto, realmente, la politica di Berlino condizioni e possa aver condizionato le politiche economiche e monetarie dell’Unione Europea e quanto possa influenzare le possibilità d’azione di Roma. L’interrogativo principale riguarda l’esistenza, oggi, di un “modello tedesco” e, in caso, quale sia di preciso e come si sia trasformato.

La parola è quindi passata a Tobias Piller (“Frankfurter Allgemeine Zeitung”) per un intervento dal titolo “L’euro: un cuneo che separa l’Italia e la Germania”. La relazione di Piller mirava a mostrare come l’inserimento della moneta unica europeo sia stata (o sia stata utilizzata come) un motivo di spaccatura tra Italia e Germania. Partendo dalla storia economica d’Italia degli anni ’80, quando iniziano le difficoltà italiane, e degli anni ’90, quando l’euro divenne l’ancora di salvataggio e di stabilità per l’Italia, Piller si è concentrato sulle diverse idee di politica monetaria in Italia e Germania e sui problemi dell’Europa monetariamente unita nella globalizzazione. In Italia l’euro è diventato il capro espiatorio della politica italiana che ha continuamente fatto pressioni sulle regole, mentre la Germania ha iniziato a sentirsi sotto ricatto, senza potere negoziale. Tra le ragioni della spaccatura Piller ha individuato il populismo politico, l’ignoranza dei fatti storici e le differenze nei risultati economici.

Nel pomeriggio la sessione dedicata ai rapporti economici è proseguita con l’ intervento “Il Modell Deuschland di fronte alla crisi: i cambiamenti in Germania e il dibattito italiano”. Del Modell Deutschland Edmondo Montali (Fondazione Di Vittorio, Roma) ha analizzato le caratteristiche e i recenti mutamenti, nonché la (mancata) ricezione in Italia e le possibilità di esportazione nel resto del continente. Montali ha rilevato l’opacizzazione e l’ibridazione subite dal modello originale, che accanto ai successi dei dati occupazionali e della competitività delle imprese ha visto un rilevante aumento della precarietà e un peggioramento delle condizioni di lavoro degli occupati. Ha poi evidenziato il carattere strumentale del dibattito pubblico italiano sul modello tedesco e l’impossibilità di esportare quest’ultimo per una serie di ragioni, che vanno dalle sue specificità storiche e culturali a l’impossibilità di diffondere in tutta Europa un modello di sviluppo export led con contrazione della domanda interna.

La sessione è stata conclusa da Simone Paoli (Università di Padova), con un intervento intitolato “Italia e Germania dalla libera circolazione dei lavoratori alla libera circolazione delle persone: due strategie economico-sociali e due visioni geopolitiche a confronto”. Paoli ha illustrato lo sviluppo delle relazioni migratorie fra Italia e Germania, con particolare attenzione all’impatto che integrazione europea e riunificazione tedesca ebbero su di esse. Paoli vi ha individuato quattro principali fasi. La prima, nel primo decennio del dopoguerra, fu caratterizzata da scarse interazioni. La seconda fase, fino ai primi anni Settanta, vide l’incontro fra l’esigenza italiana di dare sbocco alla propria manodopera in eccesso e quella tedesca di trovare nuove fonti di manodopera straniera dopo la costruzione del muro di Berlino. Nel corso della terza fase, durata fino agli anni Ottanta, le relazioni migratorie bilaterali persero d’importanza a causa del sostanziale esaurimento dell’emigrazione italiana. Infine, a partire dalla creazione dell’area Schengen, la Germania ha dimostrato irritazione prima per la scarsa apertura dell’Italia verso i rifugiati e i richiedenti asilo e poi per la sua presunta mancanza di capacità e volontà di controllare i propri confini. A tale irritazione ha corrisposto, da circa un quindicennio, la richiesta dell’Italia di ottenere aiuto operativo e finanziario per controllare le proprie frontiere, che sono divenute quelle dell’intera area Schengen.

 

La terza e ultima sessione, moderata da Andrea D’Onofrio e discussa da Christiane Liermann (Villa Vigoni) e Christian Jansen (Universität Trier), è stata dedicata ai rapporti culturali. Matteo Galli (Università di Ferrara), nel suo contributo “Der Angriff der Vergangenheit auf die übrige  Zeit: passato e presente fra Italia e Germania”,  ha sostenuto che l’attuale crisi dei rapporti bilaterali riguardi non solo la politica e l’economia, ma anche la cultura. Egli ha illustrato le ragioni di quella che considera una notevole crisi della cultura letteraria-cinematografica tedesca in Italia e di quella italiana in Germania. Si tratta anzitutto di una perdita d’interesse dei tedeschi per l’Italia attuale e viceversa, mentre permane un interesse per il passato, ma solo relativamente ad alcuni temi. Nella produzione cinematografica la Germania è identificata soprattutto con il nazismo, la DDR e il terrorismo, mentre l’Italia è ridotta all’antiautoritarismo del ‘68 e all’eurocomunismo. Galli ha definito il fenomeno come una “cannibalizzazione che il passato esercita sul presente”.

 

Alla Tavola rotonda finale, dal titolo “Italia e Germania dal XX al XXI secolo”, presieduta da Martin Baumeister, hanno partecipato Angelo Bolaffi, Cristoph Cornelissen, Luigi Reitani e Wolfgang Schieder.

Martin Baumeister (Istituto Storico-Germanico, Roma) ha individuato come obiettivo degli studiosi quello di inserirsi nella comunicazione generata dall’interesse reciproco con la consapevolezza che l’ambito delle relazioni bilaterali è molto emozionalizzato. Ha inoltre invitato ad evitare la “retorica delle patologie” di matrice italiana e la “retorica del dito alzato” diffusa fra i tedeschi, nonché la “trappola del riduzionismo bilaterale” che esclude il contesto internazionale.

Angelo Bolaffi (ex direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino) ha parlato di un periodo molto complicato per le relazioni bilaterali, nonostante in passato non si sia sempre avuta un’età dell’oro. A suo parere esiste il rischio di riproposizione di una questione tedesca nei termini di una contrapposizione fra una Germania europea e un’Europa antitedesca.

Cristoph Cornelissen (Goethe Universität Frankfurt a. M.) ha sottolineato nuovamente il pericolo di bipolarismo, mentre i rapporti italo-tedeschi devono essere letti nel contesto della globalizzazione. Si è poi rammaricato dello scarso contributo che gli storici sono riusciti a dare alla storia collettiva e ha proposto di organizzare una mostra itinerante che sia in grado di mobilizzare i cittadini di entrambi i paesi.

Luigi Reitani (Università di Udine) si è soffermato sul problema degli stereotipi, che continuano ad essere alimentati, anche attraverso la stampa più seria. Individuare il nemico nella Germania impedisce di fare un discorso progressivo sull’Europa.

Wolfgang Schieder (Universität zu Köln) ha posto in evidenza i diversi livelli delle relazioni bilaterali e la conseguente attenzione che si dovrebbe prestare, al di là di superficiali luoghi comuni,, alle opinioni dei turisti tedeschi in Italia, dei 700.000 italiani che vivono in Germania e in particolare dei tanti giovani italiani che si sono trasferiti a Berlino negli ultimi anni.

Durante il convegno ha trovato spazio anche l’assemblea annuale della SISCALT, in cui sono state discusse varie proposte di attività sociali per il futuro.

 

Elena Iorio (Istituto Universitario Europeo Firenze),

Francesca Zilio (Università di Berna – Università degli Studi di Trieste)